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di Antonello Rizzo

 

Introduzione

Le cose che più mi hanno colpito di Volgograd sono state la semplicità della struttura urbanistica e il calore dei suoi abitanti.

È impressionante notare come in città siano ancora presenti, in numero considerevole, cimeli e testimonianze del passato comunista e del terribile assedio che provocò più di un milione di vittime tra militari degli schieramenti opposti e civili. Inoltre, sono innumerevoli i nomi delle vie e delle aree cittadine in ricordo degli avvenimenti di Pietroburgo risalenti al 1917 che diedero il via all’era socialista sovietica: Viale Lenin, Piazza Lenin, Viale Ottobre Rosso, Quartiere Ottobre Rosso, Quartiere Kirov ecc

Tutti i russi che ho conosciuto si sono dimostrati simpatici e accoglienti, ansiosi di poter raccontare a un turista occidentale la storia della loro "città-eroica" e del coraggio dimostrato dai loro padri nel resistere all’attacco dell’esercito tedesco invasore. Più di una volta mi è stato chiesto da Volgogradesi un’impressione sulla loro città e sulle loro abitudini, dimostrando così un profondo attaccamento alla loro città e alle loro origini.

Mi ha impressionato molto il fatto che quasi tutti gli abitanti sapevano del gemellaggio tra il loro comune e quello di Torino, mentre qui da noi sembra che non ne siano a conoscenza nemmeno gli amministratori, per tacere della gente comune che in larga misura non sa neanche dell’esistenza della metropoli caucasica!

L’urbanistica e la struttura economica-sociale

Ci sono parecchie somiglianze tra Torino e Volgograd: entrambe si sviluppano come centri industriali e manifatturieri all’inizio del 1900.

A Volgograd, come a Torino, non si assiste ad un distacco traumatico tra centro e periferie, simile a quello di altre città dell’est.

Bisogna ricordare che la vecchia Stalingrado FU COMPLETAMENTE RASA AL SUOLO durante l’assedio del 1942-43 e venne successivamente ricostruita a partire già dalla fine del 1943: secondo il pensiero di Stalin avrebbe dovuto diventare la città simbolo del suo potere in modo da rendere visibile a tutto il mondo la gloria imperitura dell’Unione Sovietica e del suo popolo.

Proprio per questo lo stile architettonico, soprattutto nel centro città (la prima zona ad essere ricostruita, che sorge grosso modo nei luoghi-simbolo della battaglia), risulta ampolloso e imponente, sciovinista e monumentale allo stesso tempo. La prima cosa che salta all’occhio è rappresentata dagli enormi caseggiati (chiamati, appunto, "stalinskie") situati in misura maggiore nei mastodontici viale Lenin e Viale degli Eroi. Su ognuna di queste case, che erano appannaggio dei burocrati e della classe dirigente del regime, campeggiano di continuo lapidi commemorative e simboli sovietici. In tutto il centro sono presenti diverse statue di Lenin (quelle di Stalin sono state rimosse in epoca chruščeviana) e statue di martiri e eroi tanto cari al pantheon militare sovietico (due su tutti: Žukov e Zajcev).

Le strutture più caratteristiche della città sono senza dubbio il museo panoramico (che ospita al suo interno una straordinaria raccolta di cimeli risalenti all’assedio) e Mamaev Kurgan, il promontorio dove svetta il simbolo della città, la monumentale statua di donna che personifica la "Grande Madre Russia".

Le principali attività economiche si basano su industrie di costruzione navale, della raffinazione del petrolio, acciaio e alluminio produzione, la fabbricazione di macchinari e veicoli, e la produzione di prodotti chimici.

Un altro punto di forza del centro caucasico è rappresentato dal polo universitario, uno dei migliori dell’intera Federazione: è impressionante vedere, a tutte le ore del giorno e della notte, moltissimi studenti che passeggiano per le vie del centro cittadino; gran parte di questi ragazzi provengono anche da Paesi stranieri come l’india e da altre nazioni della CSI.

La città si sviluppa soprattutto in lunghezza (l’intero territorio urbano supera i 70 chilometri!) seguendo l’ansa nord del Volga, il principale fiume russo. Le periferie subirono un’espansione demografica-urbanistica imponente soprattutto negli anni ’70, con l’epoca brežneviana. In questo periodo venne portato avanti dal regime un imponente piano regolatore di costruzione di giganteschi grattacieli popolari (alcuni superano i 40 piani) che hanno consentito a una buona maggioranza della popolazione di vivere in alloggi piccoli ma riscaldati e più confortevoli rispetto a quelli precedenti.

Un'altra cosa che stupisce è il decoro delle strutture, almeno al loro esterno.

Ai margini della città, invece, sorgono ancora izbe fatte in gran parte di legno e materiali scadenti, abitate per lo più da immigrati e contadini provenienti dalle campagne circostanti.

I trasporti pubblici sono molto efficienti e puntuali e coprono l’intero superficie urbana.

La popolazione è formata per la maggior parte da russi autoctoni, ma anche da caucasici e da immigrati provenienti da ex repubbliche sovietiche come il Kazachstan e l’Uzbekistan.

Gli abitanti di Volgograd, oltre ad essere molto ospitali, sono anche molto orgogliosi della storia della loro città: mi è capitato diverse volte di essere fermato per strada da ragazzi e ragazze che, non appena hanno saputo della mia origine, hanno cominciato a raccontarmi delle gesta dei loro padri durante l’assedio. Nonostante tutto ciò che accadde durante l’assedio, durato dall’agosto 1942 al febbraio 1943, Volgograd è diventata una meta turistica per moltissimi tedeschi. Il tedesco, d’altra parte, è diventata la lingua straniera più parlata in città, assai più dell’inglese.

I monumenti e i musei

MUSEO PANORAMICO

Si trova nel centro cittadino, su Via Lenin: è il museo ufficiale dell’assedio. Racchiude al suo interno un vero e proprio "arsenale" composto da oltre 50.000 reperti, tra cui uniformi, armi, riviste e cimeli assortiti provenienti dai luoghi in cui si svolse la battaglia. Sono presenti moltissimi plastici che illustrano le fasi principali dell’assedio, evidenziando i luoghi simbolo della resistenza sovietica tra cui la fabbrica di trattori, la casa di Pavlov e il promontorio dove ora sorge Mamaev Kurgan. I reperti più interessanti sono rappresentati dal fucile del celebre cecchino sovietico Vasilij Zajcev, dal bastone da maresciallo di Čujkov, comandante delle truppe assediate, e dalla spada donata da Re Giorgio di Inghilterra alla cittŕ in ossequio del coraggio dimostrato. All’interno della cupola del museo č stata dipinta lungo le pareti una complessa raffigurazione degli aspri combattimenti sostenuti dai sovietici sia all’interno sia all’esterno del perimetro cittadino. Molte delle immagini sono struggenti e provocano un notevole pathos ai visitatori. All’esterno dell’edificio vi è un vero e proprio "parco-mezzi" perfettamente conservati, tra cui è presente il mitico carro sovietico T34, l’aereo caccia Šturmovik e il lanciarazzi "Katiuša". Ad un più attento esame della piazza adiacente al panoramico, si può notare oltre al busto marmoreo del celeberrimo Maresciallo Žukov, colui che spezzň l’assedio consentendo la vittoria sovietica, anche una targa commemorativa dello sbarco dell’altrettanto celebre 13° divisione delle guardie del generale Rodimcev, un’unità scelta che attraversò il Volga durante i concitati mesi dell’assedio per portare aiuto ai compagni assediati: questa mitica unità perse oltre l’80% dei suoi effettivi durante la battaglia, entrando per sempre nella leggenda.

A fianco del museo si trova ancora il mulino, l’unico edificio rimasto in piedi dai tempi dell’assedio!

LA CASA DI PAVLOV

Si tratta di un altro museo situato proprio nella piazza principale della città. Questo abitato divenne famoso perché venne tenuto per oltre 50 giorni, senza ricevere rifornimenti, da un pugno di soldati russi che combatterono aspramente tra le macerie e nelle cantine, impegnando i tedeschi in spaventosi e sanguinosi combattimenti corpo a corpo. Al suo interno, oltre a cimeli bellici, si trova anche un quadro che raffigura l’armistizio tra il comandante tedesco, feldmaresciallo Von Paulus, e il maresciallo sovietico Žukov.

MAMAEV KURGAN

Si tratta del luogo simbolo della città. Per poter arrivare alla statua della Grande Madre Russia, situata sul promontorio ove fu accanitissima la resistenza sovietica, bisogna percorre una scalinata lunga all’incirca 2 km: lungo i bordi del sentiero (costantemente in salita!) vi sono statue e murales raffiguranti i difensori di Stalingrado e le scene salienti della battaglia. Poco prima di arrivare alla statua si entra all’interno dell’imponente sacrario dei caduti: all’interno, oltre al risuonare di canzoni militari sovietiche provenienti da altoparlanti situati sul soffitto il visitatore, alzando gli occhi al cielo, può leggere ad uno ad uno i nomi dei militari russi morti negli scontri: migliaia di nomi assai inferiori al totale dei caduti, per lo più senza nome.

Ammetto di essermi commosso quando ho visto il fuoco sacro ardere all’interno del sacrario, dal momento che ho provato per un minuto un profondo senso di smarrimento ed angoscia: molti di quei soldati erano morti giovanissimi, sacrificando la loro vita per la loro terra e per le loro famiglie.

Al di fuori del sacrario si trova il monumento della madre che piange il figlio caduto, chiaramente ispirato alla pietà di Michelangelo. E , finalmente, sono giunto alla gigantesca statua della Madre Russia, alta più di 70 mt, che sovrasta il promontorio ed è visibile da ogni punto della città.

Tutt’intorno ci sono ancora le trincee scavate dalle truppe sovietiche durante l’assedio, che tendono a ricordare al turista l’asprezza degli scontri.

IL PLANETARIO

Altro sito interessante, si trova in fondo a "ULICA MIRA", nei pressi del centro cittadino; al suo interno sono conservati diversi reperti che ricordano le scoperte spaziali avvenute durante gli anni ’50-60, soprattutto durante l’epoca chruščeviana. Tra i reperti piů interessanti, oltre ad un imponente busto di Jurij Gagarin, il primo uomo capace di circumnavigare l’orbita terrestre, si trovano diversi modellini del satellite "sputnik" e pezzi di asteroidi. Nel museo inoltre è presente un altro curioso reperto, un mosaico raffigurante Iosif Stalin in divisa da maresciallo dell’URSS: quest’opera fu donato in segno di riconciliazione dalla DDR (Repubblica Democratica Tedesca) all’URSS verso la fine degli anni ’40.

MUSEO DI STORIA RUSSO

Situato nei pressi della stazione di Volgograd, custodisce al suo interno diversi reperti di arte russa, soprattutto del 1700-1800.

 

 

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